• 29 Aprile 2024

è ora di pensare ad un Agenzia nazionale!

In Italia ci sono agenzie nazionali per tutto tranne che per la Sicurezza sul lavoro.

Sui numeri drammatici degli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali nel nostro paese si dibatte molto e tanti presentano opzioni e ricette. Tra questi alcuni propongono un condivisibile potenziamento della prevenzione, maggiori investimenti, migliori modalità, modelli di gestione e sistemi di gestione della sicurezza, e così via. Bene. Manca, però, una riflessione seria sulla necessità di rivedere il capo II, “sistema istituzionale” del d.lgs 81/2008, partendo dall’esperienza maturata nel quindicennio che ci separa dall’entrata in vigore del decreto stesso.

Soprattutto, serve una verifica sulla efficacia del “comitato per l’indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro”, previsto dall’articolo 5, chissà perché, presso il ministero della salute, con le finalità di:

“A. stabilire le linee comuni delle politiche nazionali in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

B. individuare obiettivi e programmi dell’azione pubblica di miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori;

C. definire la programmazione annuale in ordine ai settori prioritari di intervento dell’azione di vigilanza, i piani di attività e i progetti operativi a livello nazionale, tenendo conto delle indicazioni provenienti dai comitati regionali di coordinamento e dai programmi di azione individuati in sede comunitaria;

D. programmare il coordinamento della vigilanza a livello nazionale in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

E. garantire lo scambio di informazioni tra i soggetti istituzionali al fine di promuovere l’uniformità dell’applicazione della normativa vigente;

F. individuare le priorità della ricerca in tema di prevenzione dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.”

La riflessione da fare, in base all’esperienza e ai risultati, è se la collocazione presso il dicastero della salute sia la più indicata, viste le altre priorità, sulla situazione drammatica della sanità pubblica nella quasi totalità delle regioni italiane, che ha quel ministero. Non solo, ma servono questi comitati pletorici, di stampo ottocentesco, dal grado di efficacia perlomeno dubbio, o sarebbe meglio far assumere le prerogative del comitato in questione da un’agenzia nazionale creata ad hoc e collocata presso l’Inail?

Quell’istituto è già vigilato dal ministero del lavoro e da quello dell’economia, ed è già incaricato di gestire il SINP (Sistema Informativo Nazionale per la Prevenzione nei luoghi di lavoro). A ciò si aggiunga che è il luogo ove sono già concentrate tutte le funzioni principali rispetto alla prevenzione, alla ricerca scientifica a supporto della prevenzione stessa, alla consulenza tecnica e alle altre mille specializzazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tra l’altro è anche partner per l’Italia dell’agenzia europea della salute e sicurezza su lavoro (EU-OSHA).

All’Inail mancano solo le funzioni di vigilanza tecnica sull’applicazione della normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro, proprie delle Asl regionali e dell’ispettorato nazionale del lavoro, INL. Il punto su cui riflettere, quindi, è se vale la pena mantenere un comitato che mette insieme le politiche attive del lavoro con la vigilanza della sicurezza sul lavoro, con una composizione barocca, che ha dimostrato scarsi risultati, visto il perdurare di numeri altissimi di infortuni e di morti sul lavoro, o spostare queste funzioni in un’agenzia nazionale ad hoc. Una entità che, ovviamente, potrebbe assorbire anche altre funzioni di consultazione con le parti sociali già previste nella norma, con l’intento di renderle più frequenti e incisive. Questa proposta è al primo posto nel “decalogo della sicurezza” di Confsal e ha registrato una condivisione di massima da parte dei vertici di Inail e INL in un recente convegno tenutosi al salone “ambiente e lavoro” a Bologna.

Il numero dei morti sul lavoro continua a non diminuire, così come quello dei mutilati, degli invalidi e delle denunce di malattia professionale. Per questa situazione servono azioni concrete di discontinuità che diano dinamicità ed efficacia alle azioni da mettere in campo. In Italia ci sono agenzie nazionali per tutto tranne che per la sicurezza sul lavoro e credo che questa opzione sia da considerare con urgenza.

Giovanni Luciano

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