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La consapevolezza del rischio FORMALDEIDE

DiRedazione

Apr 20, 2022 #formaldeide

La formaldeide è cancerogena. Lo afferma la IARC (International Agency for R on Cancer) già dal 2006. L’Unione Europea la classifica ed etichetta come cancerogeno di categoria 1B, mutageno di categoria 2.  E’ una sostanza molto tossica, cancerogena per l’uomo con evidenza epidemiologica per tumori della rinofaringe e per la leucemia. E’ molto pericolosa.

Quindi è da classificare come un rischio chimico da individuare in diversi ambienti e lavorazioni. Ne fa un’ottima spiegazione la Direzione Centrale Ricerca INAIL, tramite una recente scheda tecnica pubblicata dal DIMEILA (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale) circa l’esposizione alla formaldeide nei laboratori di anatomia patologica (https://www.inail.it/cs/internet/docs/alg-pubblicazione-esposizione-formaldeide-lab-anatomia.pdf).

Nella scheda tecnica si spiegano molte cose su questo gas, incolore ma irritante, il cui utilizzo è diffuso in diversi ambiti lavorativi:

  • Industria dei polimeri;
  • Industria del legno;
  • Sintesi delle materie plastiche;
  • Usato come biocida;
  • Allestimento di preparati istologici nel comparto sanitario;
  • Attività funerarie.

Questo composto organico volatile è presente in natura ma viene utilizzato per diversi scopi e, in tutti i casi, rappresenta un pericolo rispetto alla durata e all’intensità di esposizione sugli esseri umani. Una tabella dei valori limiti di esposizione è pubblicata nella scheda tecnica.

Rimandando alla lettura della scheda tecnica e alle altre ricerche in merito al rischio formaldeide, facilmente reperibili on line, vogliamo segnalare la parte finale della scheda.

In questa ultima parte, infatti, si tratta della prevenzione anche tramite la riduzione dell’esposizione alla formaldeide. Certo, in questo caso è una prevenzione centrata sull’ambito specifico dell’uso in anatomia patologica, ma i principi di base sono gli stessi:

  • Consapevolezza che inalarla è un rischio serio;
  • Sapere che nel lavoro che si fa è presente;
  • Essere dotati di dispositivi di protezione individuali laddove l’esposizione non è evitabile;
  • Ridurre al minimo i tempi di esposizione.

Purtroppo norme di comportamento all’apparenza semplici non sempre vengono prese in considerazione correttamente. È un po’ il vizio che si ha alla sottovalutazione, nonostante l’allarme. Questo è il principale nemico nella lotta contro le malattie professionali in generale.

Pubblichiamo volentieri articoli di segnalazione come questo, con lo spirito di contribuire alla diffusione della conoscenza di rischi specifici sui quali la ricerca prevenzionale lavora costantemente. Non è mai troppo. Se si pensa a quante vittime dell’amianto si sarebbero potute evitare con una conoscenza anticipata, direi che non è mai troppo.

Giovanni Luciano

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